Miss Black America by Carlo Babando

Miss Black America by Carlo Babando

autore:Carlo Babando [Babando, Carlo]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mar dei Sargassi
pubblicato: 2024-03-14T23:00:00+00:00


5 / Foto di famiglia. Chi ha paura delle linguacce?

Sulle spalle dei giganti

Diamo per scontato che il rap come lo conosciamo oggi è nato, grossomodo, nel momento in cui qualcuno nel South Bronx ha iniziato a concatenare delle rime su una base musicale. Gli elementi fondamentali da tenere in considerazione, per quanto ci riguarda, sono: 1) tutto ciò è accaduto all’interno della comunità afroamericana; 2) la suddetta base musicale non era suonata dal vivo ma veniva ricavata, inizialmente, dall’alternarsi di due lp identici su una coppia di giradischi; 3) figura centrale nella genesi dell’hip hop è DJ Kool Herc, arrivato a New York dopo il trasferimento della famiglia da Kingston, la capitale della Giamaica.

A Kool Herc, il cui vero nome è Clive Campbell, si deve l’introduzione del Merry-Go-Round (la giostra), ovvero il continuo passaggio da un disco all’altro nella ricerca del break, da cui sarebbe poi nato il tappeto sonoro su cui ballare o rappare. In pratica, all’interno di un determinato album, veniva individuato un brano che contenesse una parentesi solo strumentale: quest’ultima aveva una durata limitata ma, piazzando la puntina su una seconda copia dello stesso album, si riusciva ad alternare i due strumentali “cucendoli” insieme e facendoli durare quanto si voleva. Nasceva, a tutti gli effetti, una nuova composizione partendo da una cellula già esistente. È accaduto con Bongo Rock della Incredible Bongo Band, con Son Of Scorpio del chitarrista Dennis Coffey, persino con il wah wah di Theme From Shaft.

Accanto a pezzi che erano già stati pensati e incisi senza la parte vocale, come quelli che abbiamo citato, potevano fare un giro nel Merry-Go-Round i funk incendiari di James Brown e molto altro ancora, sempre a patto di isolare il break sul vinile. Break come breakdance, la danza in piedi e a terra che insieme al writing (i graffiti), il DJ’ing (l’espressione attraverso i giradischi) e l’MC’ing (il potere delle strofe al microfono) rappresenta uno dei pilastri della cultura hip hop. Su come questa sia nata e cresciuta è stato scritto moltissimo, anche dagli stessi protagonisti, ecco perché qui proveremo a muoverci semplicemente da alcune coordinate che ci permetteranno di scovare nuove storie da raccontare. Come vi sarete già accorti, stanno già ritornando volti e luoghi che abbiamo incrociato in precedenza. Pronti? Ok, partiamo.

Immaginate di entrare in un negozio di dischi, non enorme ma grande abbastanza per avere una dozzina di reparti divisi per genere. La luce dei neon è fioca e potrebbe esserci una discreta quantità di polvere, ma l’atmosfera è quella romantica e decadente che ogni appassionato amerebbe alla follia. Ecco, in un posto di questo tipo – che sia a Londra, a Tokyo o dovunque vogliate – probabilmente vi capiterebbe di osservare incuriositi la disposizione degli album in vinile, giusto per capire che percorso seguire nel vostro giro tra le copertine di cartone. Nove volte su dieci, se siete nel luogo giusto, addossati a qualche parete ci saranno gli espositori che contengono i titoli rhythm’n’blues, soul, funk, disco music e rap. L’ordine è importante perché ognuna di queste dimensioni sonore ha a che fare con l’altra.



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